Abitare l’immateriale: estetiche del caosmo
(w/ Davide Tolfo)

IT
2022





Kabul Magazine




Excerpt of the article:

“Un buon punto di inizio per esplorare i rapporti che legano la creazione di ambienti al caos è fornita dalle analisi di Deleuze e Guattari nel loro ultimo testo scritto insieme, Che cos’è la filosofia? (2002). Nel capitolo conclusivo, Dal caos al cervello, Deleuze e Guattari distinguono la filosofia, la scienza e l’arte a partire dal rapporto che esse intrattengono con il caos. Il caos non viene concepito come un ammasso generico e indeterminato di materia, ma come una dimensione in continuo mutamento al cui interno la velocità di apparizioni di nuove determinazioni non lascia spazio al formarsi di elementi consistenti nel tempo. Ciò che definisce il caos, dunque, è la velocità con cui le sue variabilità infinite si scambiano l’una con l’altra.22Gilles Deleuze, Félix Guattari, Che cos’è la filosofia?, trad. it. di Angela De Lorenzis, Einaudi, Torino, 2002, p. 203.
In rapporto a questo movimento infinito, Deleuze e Guattari definiscono l’arte, la scienza e la filosofia delle Caodi: figlie del caos che si distinguono per le diverse modalità di costruire un piano di realtà a partire da questa mutabilità incessante. Così, se la scienza mira alla stabilizzazione di varietà che possano funzionare come coordinate, punti di appoggio in grado di arginare l’incostanza dei fenomeni, la filosofia, differentemente, traccia un piano nel caos in cui il movimento illimitato della variabilità caotica diviene variazione infinita, condensandosi in concetti distinti. L’arte, a sua volta, produce delle varietà, facendo della modulazione incessante del caos un movimento creativo nel piano della percezione e della sensazione.33Ivi, pp. 204-205, 211.
In tutti e tre i casi il caos funge tanto da fonte creativa da cui provengono le creazioni stesse di queste tre forme epistemiche, quanto da forza distruttiva da cui esse devono difendersi.”

(...)

“Il riciclo di materiale indesiderato e in eccesso è alla base del progetto AP/MSM dell’artista sonoro Patrick Miller, pubblicato con il moniker Infant per l’etichetta di musica sperimentale Rest Now!. Tramite l’archiviazione e il successivo riutilizzo di una colossale quantità di materiale recuperato dal web – feed, registrazioni vocali, video di celebrazioni religiose e rituali ricavati da video di YouTube, field recordings e file midi provenienti da siti open source, tracce audio estrapolate da vines e video virali, ma anche note personali e sketch sonori abbozzati tramite il proprio smartphone –, Infant crea due composizioni sonore in cui la narrazione prende vita da frammenti effimeri e insignificanti con l’intento di dare vita a una dimensione estremamente personale e intima da un ambiente basato sulla perpetua produzione di materiale. I lavori creati da questi artisti formano dunque delle zone, degli ambienti, che si inseriscono tra le pieghe dei meccanismi di produzione continua di contenuti. La dissipazione dell’attenzione, in questo senso, diviene un elemento centrale per creare un caosmo fatto di scarti e glitch digitali.“

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