Make worlding, not babies!
(w/ Davide Tolfo)
(w/ Davide Tolfo)
IT
2021
Not NERO
Excerpt of the article:
“Nel panorama contemporaneo, la creazione di mondi formati dall’interazione di codici differenti risulta uno dei punti focali nella proliferazione di nuovi metodi di approccio artistico e culturale. In ciò, il ruolo del game design risulta avvantaggiato, essendo di principio uno strumento per l’agglomerazione di linguaggi diversi. Ciononostante, il modus operandi tipico dei videogames si sta espandendo anche oltre questo campo, influenzando, per esempio, la stessa scena musicale contemporanea. Il comportamento liquido di settori come il game design o la musica sperimentale elettronica tendono sempre più a erodere quei limiti che li confinavano nei loro spazi di appartenenza, tanto a livello concettuale, quanto a livello politico e affettivo.”
(...)
“Un esempio ancor più concreto di questo metodo di world-building è rappresentato dal CTM Festival 2021, l’evento annuale di arte transmediale – incentrato tuttavia maggiormente sulla dimensione sonora – tenutosi quest’anno sotto forma di piattaforma multiplayer a esplorazione libera, dal titolo Cyberia. Gli utenti possono navigare in una realtà virtuale dove poter assistere alle perfomance musicali degli artisti selezionati e comunicare tramite i propri avatar distorti e instabili, utilizzando chat ed emoji. L’ambiente, costituito da texture in continuo collasso, superfici labirintiche permeate di un light design caricaturale, e corridoi dai colori opprimenti, ricostruisce una versione contorta di una club scene deturpata dalla pandemia, in preda alla riappropriazione dei propri spazi tramite tecniche di guerriglia simili alle attività dei life-simulator. Gli avatar possono utilizzare comandi e azioni tipiche di un videogame – come cambiare le proprie skin, correre, saltare o volare – il tutto fornendo la possibilità di assistere alle performance musicali disseminate nella mappa tramite dei portali di accesso.”
(...)
“Si tratta dunque di mondi nei quali molto spesso l’esplorazione coincide con la partecipazione all’espansione e alla creazione dello stesso universo. In base al loro coefficiente di apertura la complicità può essere intesa in un duplice senso: come lavoro di ricostruzione delle narrazioni mediante la speculazione e l’attenzione per i dettagli; o come ampliamento dello stesso mondo oltre i confini e i codici con cui era stato originariamente costruito. Per riprendere quanto lo stesso Eshun ha detto durante il suo discorso al memoriale della morte di Mark Fisher nel 2018, concetti come xenofemminismo, accelerazionismo incondizionato e afrofuturismo producono «una guerra di interpretazione eccessiva, una posizione che mira a intervenire nella politica culturale, che si modella per articolare un discontento, per concentrare la disperazione e la depressione in teorie per cui vivere, teorie che incarniamo e che vivono in noi, attraverso di noi, con noi e su di noi». Commentando questo passo, Frankel ha sottolineato il carattere politico-affettivo di tali mondi, derivante dal prendere parte alla cura e alla proliferazione di queste forme di vite culturali. Poco importa, infatti, che la costruzione di immaginari meno asfissianti rispetto a quelli in cui siamo immersi nasca grazie a un meme, a un concetto che si è riattivato vent’anni dopo la sua ideazione o ripopolando le lande desolate di mondi virtuali ormai abbandonati: l’importante è che sia iniziata.“
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“Nel panorama contemporaneo, la creazione di mondi formati dall’interazione di codici differenti risulta uno dei punti focali nella proliferazione di nuovi metodi di approccio artistico e culturale. In ciò, il ruolo del game design risulta avvantaggiato, essendo di principio uno strumento per l’agglomerazione di linguaggi diversi. Ciononostante, il modus operandi tipico dei videogames si sta espandendo anche oltre questo campo, influenzando, per esempio, la stessa scena musicale contemporanea. Il comportamento liquido di settori come il game design o la musica sperimentale elettronica tendono sempre più a erodere quei limiti che li confinavano nei loro spazi di appartenenza, tanto a livello concettuale, quanto a livello politico e affettivo.”
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“Un esempio ancor più concreto di questo metodo di world-building è rappresentato dal CTM Festival 2021, l’evento annuale di arte transmediale – incentrato tuttavia maggiormente sulla dimensione sonora – tenutosi quest’anno sotto forma di piattaforma multiplayer a esplorazione libera, dal titolo Cyberia. Gli utenti possono navigare in una realtà virtuale dove poter assistere alle perfomance musicali degli artisti selezionati e comunicare tramite i propri avatar distorti e instabili, utilizzando chat ed emoji. L’ambiente, costituito da texture in continuo collasso, superfici labirintiche permeate di un light design caricaturale, e corridoi dai colori opprimenti, ricostruisce una versione contorta di una club scene deturpata dalla pandemia, in preda alla riappropriazione dei propri spazi tramite tecniche di guerriglia simili alle attività dei life-simulator. Gli avatar possono utilizzare comandi e azioni tipiche di un videogame – come cambiare le proprie skin, correre, saltare o volare – il tutto fornendo la possibilità di assistere alle performance musicali disseminate nella mappa tramite dei portali di accesso.”
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“Si tratta dunque di mondi nei quali molto spesso l’esplorazione coincide con la partecipazione all’espansione e alla creazione dello stesso universo. In base al loro coefficiente di apertura la complicità può essere intesa in un duplice senso: come lavoro di ricostruzione delle narrazioni mediante la speculazione e l’attenzione per i dettagli; o come ampliamento dello stesso mondo oltre i confini e i codici con cui era stato originariamente costruito. Per riprendere quanto lo stesso Eshun ha detto durante il suo discorso al memoriale della morte di Mark Fisher nel 2018, concetti come xenofemminismo, accelerazionismo incondizionato e afrofuturismo producono «una guerra di interpretazione eccessiva, una posizione che mira a intervenire nella politica culturale, che si modella per articolare un discontento, per concentrare la disperazione e la depressione in teorie per cui vivere, teorie che incarniamo e che vivono in noi, attraverso di noi, con noi e su di noi». Commentando questo passo, Frankel ha sottolineato il carattere politico-affettivo di tali mondi, derivante dal prendere parte alla cura e alla proliferazione di queste forme di vite culturali. Poco importa, infatti, che la costruzione di immaginari meno asfissianti rispetto a quelli in cui siamo immersi nasca grazie a un meme, a un concetto che si è riattivato vent’anni dopo la sua ideazione o ripopolando le lande desolate di mondi virtuali ormai abbandonati: l’importante è che sia iniziata.“
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